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   INCIDENZE SPAZIALI: TRANSIZIONI VERSO IL CONTEMPORANEO. NUOVI PROGETTI PER L'EX CHIESA DI SAN BARBAZIANO

 

    E’ con grande piacere che ho accolto il progetto di Piero Deggiovanni e Leonardo Regano che mette al centro l’ex Chiesa di San Barbaziano a Bologna.

Questa architettura, luogo della cultura del Polo Museale dell’Emilia-Romagna, rappresenta un punto di fascino oscuro, di potenzialità inespresse per il centro storico di Bologna.

   La storia dell’ex chiesa, ancora non approfonditamente indagata, la vede prima solo chiesa, poi chiesa e convento, poi magazzino, poi officina e garage fino a diventare luogo chiuso e inaccessibile, rovina urbana a tutti gli effetti. Tante le visioni che la sua storia può generare, ambigue e decadenti quanto il suo passato, in continuo oscillare tra sacro e profano. Molti sono i segni ancora visibili delle sue molteplici trasformazioni, in periodi in cui il passaggio di funzione e di senso non aveva ancora i connotati ideologici che, in epoche successive e a noi molto recenti, hanno posto dei dubbi sulle sue possibilità di nuova fruizione.

Certo è che, ad oggi, essa può rappresentare un’icona per la città, proprio nella sua facies attuale. Quest’ultima, infatti, è quella che l’ha resa riconoscibile ed identificabile per il pubblico, generando una curiosità immediata, quasi infantile, in tutti coloro che hanno provato a “spiare” da qualche apertura del portale d’ingresso.

   L’ex Chiesa di San Barbaziano è, di fatto, un bene culturale resiliente. La sua eredità è proprio qui: nell’essere stato e nel poter di nuovo essere un luogo di trasformazione, multiforme e di cambiamento, pronto ad essere spunto e ad accogliere, nella sua neutralità spaziale data dal lavoro del tempo, le diverse forme espressive della contemporaneità.

 

 

Arch. Denise Ottavia Tamborrino

Direttore San Barbaziano

Polo Museale dell’Emilia Romagna

Incidenze Spaziali

 

Silenzioso e imponente, il complesso di San Barbaziano, nonostante la sua inagibilità, è ancora oggi una presenza viva per chi vi abita attorno, per chi passando ne sbircia l’interno, per chi sta tentando di riportarlo a un nuovo splendore. Incidenze spaziali è un’indagine svolta attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, per mettere in evidenza la sua storia di questo luogo e le relazioni che si sono create con chi lo vive quotidianamente. A nove giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, scelti dopo un attento confronto tra me e Piero Deggiovanni, è stato affidato il compito di studiare questo luogo e di aprirlo verso nuovi orizzonti interpretativi. In questa doppia conduzione curatoriale, i linguaggi si sono mescolati, e hanno prodotto sette progetti che hanno portato a contatto tra loro ricerche a carattere di diversa natura: neo oggettuale, relazionale, performativo e mediale, sintesi dell’emergente panorama culturale bolognese, oggi più che mai ricco di opportunità. Gli Interventi di Luca Bernardello sono oggetti (ri)-trovati, prelevati da luoghi dismessi e riportati a nuova vita grazie a un intervento di pulitura e “restauro”. Il passo successivo è la riassegnazione a essi di un nuovo significato. Trasposti in un contesto diverso e con accostamenti eterogenei, si creano cortocircuiti percettivi che li aprono verso nuove forme di relazioni. Nel titolo, enigmatica, resta l’unica traccia del loro passato, in quelle coordinate geografiche del luogo in cui gli oggetti sono stati prelevati. Come Luca, anche Alessandro Pastore muove le sue indagini partendo dall’oggetto, ma sposta la sua ricerca verso derive intimiste e pratiche relazionali. Il suo punto di vista è quello della ex Chiesa, inerte e rassegnata, mentre aspetta di conoscere il suo prossimo destino. Appunto, Expectāre et Manēre. Una vecchia valigia accoglie dentro di sé le stratificazioni che il tempo ha prodotto in questo luogo: i cocci di un pavimento rotto, i passaggi di stato e di destinazione d’uso. E nell’attesa, non resta che la polvere e un silenzio assordante, a tratti interrotto dal rumore del traffico che scorre. Con la sua pittura, Alena Tonelli ci presenta una parte di quella complessa realtà che è trascorsa all’interno di San Barbaziano. Né rappresentazione né narrazione, il suo Ex Voto è una traccia, è il segno dell’esistenza, è il qui e adesso. Le impronte marcate sulla tela grezza sono i caratteri di un alfabeto visivo con le quali Tonelli sapientemente costruisce un nuovo discorso, nuove relazioni e connessioni.

Le Presenze del duo Casali & Perpignano sono quelle che un luogo porta con sé, nella sua natura. Sono forme che si avviluppano e si concretano in un incatenarsi di rimandi, come il lavoro delle due giovani scultrici che si confonde e penetra in un’unica unità formale. Estelle tratteggia la superficie, la segna, la razionalizza, Emanuela la leviga e la rende viscerale: Ego e Es che si concentrano in magma informe. Un’incidenza formale e un’incidenza spaziale. 

 

 

Leonardo Regano

Novissima Officina Bolognese

 

Bologna è sempre stata un osservatorio privilegiato per l’arte contemporanea e tra le sue mura, l’Accademia di Belle Arti si erge come la principale torre di guardia. Dall’ormai lontano dicembre ’91, anno della seminale esposizione Nuova officina bolognese, tre generazioni di artisti sono cresciute nel recinto creativo dell’Accademia, interpreti di tutto rispetto delle correnti estetiche main stream e non. Tra i principali attori dell’attuale scena emergente molti privilegiano il mezzo video e tematiche legate alla dialettica tra la concretezza del mondo reale e la cuticola virtuale che lo ricopre, ovvero, i social media. Sathyan Rizzo è su questa linea: la Rete è l’ultima spiaggia delle comunicazioni di massa. Offre un’inedita possibilità alla gente comune: l’auto-broadcasting, ovvero, la possibilità di creare on line i propri contenuti audiovisivi e di diffonderli attraverso piattaforme dedicate come i social network, da Youtube a Facebook. Riprendendo e rilanciando le intuizioni di Jon Rafman e di Ryan Trecartin, in ambito Post Internet Art, Rizzo campiona filmati immessi in rete, li mescola con animazioni 3D e realizza video come fossero ready made aiutati o ancora meglio, vere e proprie opere di un inedito “realismo virtuale”. Christina G. Hadley, anima il proprio disagio esistenziale dilatandolo fino a comprendere una intera generazione, quella dei ventenni, angosciata dalla necessità di trovare una collocazione reale in un mondo dominato dal virtuale. Precarietà, abbandono, scenari distopici, forniscono il contesto narrativo delle sue animazioni stilisticamente inscrivibili nell’alveo vaporwave, ultima declinazione estetica, musicale e grafica, nata in Internet come riflessione nostalgica sulle origini della Rete stessa. Lucia Fontanelli, è sicuramente la più rarefatta e mentale nel terzetto di cui mi occupo in questa mostra. Tuttavia, anche nelle sue opere è presente la logica ricombinante dell’ibridazione dei generi audiovisivi. I suoi video appaiono come documenti quasi diaristici e antropologici, per slittare impercettibilmente nella finzione di un enunciato poetico; oppure inscenano azioni buffamente didascaliche, parodisticamente poste in relazione ad ambienti naturali, architetture, stanze di edifici privati, analizzandone l’essenza attraverso comportamenti ironici. Fontanelli mette in discussione gli statuti di realtà e gli oggetti che la compongono. Con essi vuole intrattenere una relazione cognitiva e percettiva, ma non crede più nella loro solidità.

 

Piero Deggiovanni

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